Una storia che merita di essere raccontata.

MILANO – I più giovani, e quelli che vengono definiti i giovani-adulti, non hanno visto nascere la televisione commerciale e in particolar modo le emittenti locali, ovviamente piccole e naturalmente sempre più numerose, che dalla metà degli anni ’70 entravano con familiarità nel salotto di casa. Questa generazione però ha avuto oggi l’opportunità di partecipare alla celebrazione del più pionieristico tra i canali televisivi, ascoltando i racconti e gli aneddoti dei suoi protagonisti.

Antenna 3 Lombardia, fondata il 3 novembre 1977, ha festeggiato i 40 anni con un convegno di un’intera giornata e una ricchissima mostra fotografica.

Nella sala del gonfalone della Regione Lombardia, il presidente del consiglio regionale Raffaele Cattaneo ha ospitato nella sessione della mattina Wally Giambelli e Roberta Villa (moglie e figlia del fondatore Renzo Villa), Ettore Andenna (conduttore dei programmi dell’emittente insieme a Enzo Tortora e allo stesso Villa) e il professor Giorgio Simonelli, docente di comunicazioni sociali all’Università Cattolica di Milano. Nel pomeriggio uno straordinario documentario di Marco Pugno introdotto da Paolo Colombo ha raccontato la storia di un sognatore e di un visionario, che per primo in Italia ha saputo coinvolgere il pubblico nella televisione. In due aspetti, quello della partecipazione alle trasmissioni ma anche nella proprietà stessa dell’emittente, infatti Antenna 3 non era di un solo imprenditore ma aveva un azionariato diffuso nel tessuto sociale dell’Alto Milanese composto da 130 soci.

Possiamo anche dire che dallo studio televisivo di Legnano, allora il più grande d’Europa con una capienza di 1.300 posti, è iniziata l’innovazione del linguaggio televisivo.

Via per Busto 15, questo il titolo del documentario, è una storia che merita di essere raccontata, perché la vera televisione commerciale è nata qui, sul Canale 52. L’archivio è immenso, migliaia e migliaia di ore di televisione ripercorse in una giornata con un montaggio straordinario che ha fatto piangere per la commozione grazie all’autentica genuinità dei personaggi (conduttori, cabarettisti, impiegati, maestranze, centraliniste).

Marta Cagnola, speaker di Radio24, ha fatto ripercorrere ai giornalisti e ai critici televisivi delle radio, delle televisioni e dei quotidiani che hanno voluto essere presenti, alcuni passaggi simpatici, divertenti e spesso impensabili di come veniva organizzata la scaletta di una qualsiasi trasmissione che, con un mix di professionalità e sperimentazione, faceva ascolti incredibili e ha anticipato di qualche decennio i talent show che vanno in onda oggi.

Cos’era in fondo “Il pomofiore” con Lucio Flauto (1977) se non una prima versione della “Corrida” o di un moderno “X Factor”? E “La Bustarella” (1978-84) se non “Giochi senza frontiere” o più recentemente quelli che sarebbero diventatati i cosiddetti “Pacchi”? Se gli autori avessero brevettato i format sarebbero ricchissimi. Ma allora non si badava a tutele giuridiche di questo tipo, in fondo era un gioco.

Lo studio 1 di Legnano ha ospitato le prime gag televisive di Teo Teocoli e Massimo Boldi in “Non lo sapessi ma lo so” ma anche Giorgio Faletti, I gatti di vicolo miracoli e Ric e Gian  hanno iniziato ad avere successo grazie a trasmissioni come “Strano ma vero” (1978-83), “Buccia di banana”, “Il guazzabuglio” (1983-85), “Il piramidone” (1979), “Dire fare baciare” (1983-84), mentre Jerry Bruno e i Gufi facevano ridere con “Lo squizzofrenico” (1981-89), “Il telegramma” e “Meglio gufi che mai” (1980-81). Walter Chiari e Claudio Villa erano spesso ospiti nei grandi show, in particolare di quelli che Renzo Villa conduceva sia dal palco che dalle gradinate che ospitavano il pubblico, altra novità geniale, come “Il bingooo” (1978-87) per la regia di Enzo Gatta e le musiche del maestro d’orchestra Tino Pigni, che al martedì nelle province di Milano e Varese batteva negli ascolti Canale 5 che arrivò a contrapporgli “Dallas” per cercare di recuperare almeno mille telespettatori, senza riuscirci peraltro, come affermò in seguito Silvio Berlusconi. Altri programmi della settimana facevano una seria concorrenza a Rai 2 e quando Villa schierava i comici di punta arrivò a battere le partite del mercoledì di coppa. Certo, all’inizio c’erano anche Amanda Lear che cantava con voce sensuale e le gambe di Carmen Russo che facevano litigare mariti e mogli, ma anche questi sono frammenti curiosi di una piccola azienda del territorio che stava vivendo un miracolo economico.

Antenna 3 è stata protagonista di un’altra rivoluzione sociale, e nient’altro che secondaria: ha trasformato il concetto e lo strumento degli investimenti pubblicitari. C’era la fila di industriali, grandi magazzini, concessionarie automobilistiche, commercianti d’abbigliamento, mobilifici e aziende di ogni tipo che facevano a gara per dare ai loro prodotti e ai loro marchi due-tre minuti di visibilità nella programmazione di rete, in particolar modo all’interno delle scenette comiche degli artisti che diventarono così i primi testimonial televisivi. Alcuni nomi abbiamo iniziato a conoscerli lì, qualcuno esiste ancora, altri hanno chiuso, tutti però vi riporteranno indietro la memoria: La pellicceria Annabella, i Supermercati brianzoli, Paolo Arredamenti, il cuciniere della Termozeta, la Pastamatic della Simac, i negozi Conbipel, il Tonno insuperabile, il Mercatone dell’arredamento di Fizzonasco con le sue majorette, ma soprattutto il mobilificio Aiazzone con consegne gratuite in tutta Italia, isole comprese. Provare per credere!

Nel 1983 il fatturato aveva raggiunto 8 miliardi di lire, tutto proveniente dalla pubblicità, perché l’ingresso in studio era libero. Ogni puntata del Bingooo raccoglieva inserzioni per 120 milioni, come accenna con orgoglio Ettore Andenna ricordando giochi come “Quanti chicchi di riso ci sono in 1 kg di riso?” che è stato poi ripreso, per usare un eufemismo, da Raffaella Carrà con il barattolo dei fagioli in “Pronto, Raffaella?”. Alcuni industriali avevano capito subito le potenzialità della televisione, venivano di persona a trattare le inserzioni pubblicitarie e a portare i loro prodotti in trasmissione curando la sceneggiatura degli sketch, come il Wuberone del commendator Beretta che aveva la Mercedes piena di wurstel e salsicciotti. Aneddoti ne sono stati raccontati tanti altri, ad esempio il titolare di una grande ditta di elettrodomestici avrebbe potuto disegnare esattamente su una cartina geografica il perimetro nel quale arrivava la copertura del segnale di Antenna 3, meglio degli stessi dirigenti di Antenna 3 o dei responsabili dei ripetitori. L’Auditel non esisteva ancora ma era più semplice: nei negozi dove vendeva la sua Pastamatic arrivava il segnale, negli altri no. Aggiungendo: se ampliate la copertura del segnale, vi riempo di soldi. Un’altra volta l’azienda tedesca Braun ha dovuto dirottare un carico che era destinato in Germania perché in alcuni mini-market c’erano donne infuriate pronte a fare la rivoluzione se non fossero riuscite a comprare proprio quel frullatore. Non sappiamo se sia una leggenda, ma è certamente una storia che meritava di essere raccontata.

Paolo Campiglio

Convegno Antenna 3 - 1
Il professor Giorgio Simonelli dell’Università Cattolica con Paolo Campiglio
Convegno Antenna 3 - 2
Wally Giambelli, Ettore Andenna, Marta Cagnola, Raffaele Cattaneo e Giorgio Simonelli

Convegno Antenna 3 - 3

Convegno Antenna 3 - 4

Convegno Antenna 3 - 5

Convegno Antenna 3 - 6